mercoledì 28 novembre 2012

Tutti i segreti dei professori (vietato ai minori)



Quando mia nonna aveva 13 anni, i ragazzini suoi coetanei giravano per la campagna tortonese propagandando le proprie convinzioni politiche.
Quando mia nonna aveva 15 anni, lei e i suoi amici organizzarono una trasmissione radiofonica, per spiegare quello che stava accadendo nell’Europa del dopoguerra.
Mia nonna conserva ancora il disco di vinile su cui è registrato il discorso di Mussolini e continua a commuoversi raccontando la difesa di De Gasperi in favore dell’Italia; e mia nonna è nata nel 1933, in una famiglia di contadini.

In un bel film di qualche anno fa, si fa notare che a 18 anni ci interroghiamo sul senso della vita, mentre a 40 non ce ne frega più un cazzo.
Forse anche la nostra Europa è un adulto disilluso: possediamo la libertà da un tempo abbastanza lungo  da aver perso l’entusiasmo di esercitarla.
Per noi semplicemente “fa tutto schifo”, e non ci illudiamo che qualcosa possa cambiare.

Ben lungi dal consigliarvi di astenervi dal dare giudizi (sono una criticona e un’amante appassionata della presa in giro senza pietà), mi chiedo se non sarebbe opportuno costruire qualcosa di nuovo, sulle macerie di un mondo che tanto ci repelle.
Ammetto che non sia facile entrare nel pronto soccorso dell’ospedale di Novi senza provare un certo sconforto, ma forse così stiamo esagerando; insomma, d’accordo polemizzare contro l’iniquità, ma dopo 15 anni di scuola è ora di smetterla di criticare il primo della classe perché “la mamma lo aiuta coi compiti, i genitori gli pagano le ripetizioni, i professori lo favoriscono perché è più bello” (ogni riferimento non è puramente casuale).
Basta giustificazioni; se qualcosa, qualunque cosa, “fa schifo” vale la pena tentare di cambiarla. Tanto più se si tratta della società nella quale siamo destinati a crescere i nostri figli. La società è le nostre gambe e le nostre braccia, è uno spazio nel quale dovremmo sentirci liberi di agire e realizzarci. Interessarsi alla politica, per un adolescente spaesato, potrebbe voler dire trovare un senso a quello che si fa, trovare se stessi attraverso un progetto, come comprare una casa, scegliere una facoltà universitaria, o allevare un cane. Per “far politica”, non è necessario andare lontano, almeno non da subito. Basterebbe riuscire a pensare che frequentare la scuola al pomeriggio non è motivo di imbarazzo, ma un modo per alimentare una comunità.

Vivere di se stessi, del proprio spirito e della propria immaginazione, sarebbe meraviglioso; ma, nella storia dell’umanità, ci sono riusciti in pochi. Se ci ostiniamo a perseguire questa ambizione, butteremo via quella briciola di originalità e di forza che ci compone; se consideriamo ognuno di noi come il tassello di un enorme puzzle, forse quel frammento non andrà del tutto sprecato.

Vi chiedete quale legame esiste tra il titolo e il contenuto di questo testo?
Nessuno.
Se vi avessi preannunciato di aver scritto un articolo che vi invita ad avvicinarvi alla politica, non l’avreste mai letto.

Cecilia Pagella

2 commenti:

  1. Geniale Ceci, grande!!

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  2. Yooo! Il commento serio lo risparmio per quanto ci rivedremo, se mai potró uscire di nuovo di casa! Ma c'è molto dell'eugepensiero in quello che hai scritto! Entusiasmo e ironia! E un pizzico di genio (nel titolo). Brava!

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