Mia madre usa questo termine per indicare più o meno
indistintamente tutto quello che si trova nella mia stanza, eccezion fatta per
i libri, che anche lei rispetta. Ma, a parte il suo errato e spropositato uso
di questo vocabolo, che cos’è la rumenta?
È un termine dialettale piuttosto comune, una sorta di
controparte polentona della celeberrima “munnezza”, parola molto diffuso a
Napoli e dintorni.
Ma la rumenta è qualcosa di più sofisticato!
Innanzitutto la sua etimologia vi stupirà, come ha stupito
me, perché deriva addirittura da un lemma del tardo latino, “ramenta”, frutto
della trasformazione di “fragmenta”, originario del latino classico, che vuol
dire “avanzi, scarti, resti, pezzi”, insomma: “Spazzatura”. È un termine
utilizzato nel dialetto genovese, ma è molto diffuso anche nei dialetti
piemontesi, e parzialmente in Lombardia e Toscana, e ha tutta una sua storia.
Pensare che a Genova esisteva persino una Congregazione dei Rumentari, formata
da frati incaricati di passare per le strade e le botteghe e, armati di sacco,
di raccogliere rifiuti di vario genere, come fili di lana, trucioli e stracci,
per portarli ai primi riciclatori della storia. Con l’incremento della
popolazione e della quantità di scarti prodotti, il comune dovette assumere dei
Rumentari laici, perché i frati non bastavano più.
La rumenta è quello che ci lasciamo alle spalle,e , se si ha
un poco di spirito analitico c’è tanto da dire sulla rumenta… possiamo vederla
come un qualcosa necessario a farci stare meglio, a migliorare le nostre condizioni
di vita, ma che non può essere dimenticato. In un’era dove tutti sono o fingono
di essere così preoccupati per la nostra piccola sfera blu, non si può non
richiamare l’attenzione al pericolo del cambiamento del clima e della sua
trasformazione a causa dello squilibrio e inquinamento ambientale. E la rumenta
non è che una componente di questo triste quadro, perciò riciclate! Anche a
scuola, buttate le carte delle merendine o i bicchierini del caffè nel posto
giusto, non a casaccio: abbiamo bidoni bianchi e gialli, facilmente
distinguibili, a prova di idiota. Pensate che a Genova esistevano perfino i
Rumentari, pur di tenere pulita la città. E per convincervi del fatto che la
parola che la parola non me la sono inventata, vi dirò che il Gabibbo ha scritto
addirittura una canzone su di essa. Molto orecchiabile, a dire la verità!
Luca Borghero
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