La moda, derivante dal latino “modus” ,che significa maniera o regola, accompagna la storia da tempo immemore.
Inizialmente, questa norma, che spaziava dai comportamenti sociali ai
suppellettili, era in vigore solo tra le classi sociali più agiate, mentre
successivamente, nonché ai giorni nostri, si è estesa alla maggior parte delle
persone, abbienti o meno che fossero.
Infatti, le apparenze erano importanti, allora come oggi, per manifestare il proprio interesse collettivo e
non mostrarsi restii di fronte all’attualità e all’imminente futuro.
Questo portò, come si può facilmente intuire, a un fenomeno di
omologazione di massa.
La produzione in serie, il capitalismo e le multinazionali permisero il
diffondersi di determinati canoni di bellezza a tutto il globo, che, come
ingenuo pesce, abboccò all’amo del consumismo.
Il risultato furono milioni di cloni vestiti nel medesimo modo, con lo
stesso accostamento di colori, simili acconciature e identiche esigenze
estetiche, quasi debellando completamente l’individualismo caratterizzante del singolo.
-La moda non è un male, mi fa sentire bene con me stesso- si sente
spesso controbattere.
No. La moda non è un male: è un
espediente .
E’ facile nascondersi dietro abiti già collaudati, sotto spoglie
comandate, fuggendo dalla propria personalità.
E’ ancora più semplice utilizzare le proprie apparenze per sentirsi
accettati, o, meglio, per non essere derisi da coloro che invece si
sottomettono alle tendenze.
Esse sono ondate passeggere, mutevoli. Una moda non dura per più di
qualche mese, lasciando appena il tempo di rendersene conto, sussultare, racimolare
qualche soldo, correre a comprare il necessario, per poi accorgersi di essere
già obsoleti, datati e disinformati.
Una nuova moda già sicuramente imperversa per le vie della città.
E così il circolo vizioso continua. Se ci si astiene dalla moda, la
società storce il naso, emarginando ed etichettando gli individui astemi dall’ubriachezza dello
stile. Se si prova ad assecondarla, si rimane vittime di una corsa senza fine,
ostacolata spesso dai prezzi insormontabili delle marche ambite ed agognate.
Come si fa a stare bene con il proprio io, se niente in noi lo fa
trasparire?
Ovvio, non è importante ciò che mostriamo, ma ciò che siamo.
Ma proprio non capisco perché l’apparire debba risultare così
differente dall’essere.
Indubbiamente, a nessuno viene richiesto di essere trasparente, ma
almeno di lasciar trapelare qualche dettaglio dell’io, che per quanto permanga,
potrebbe rimanere soffocato da quegli armadi pieni di capi firmati, riducendosi
poi a entrare in simbiosi con la moda stessa.
Per una volta uscite dagli schemi, infrangete i canoni, ribaltate le
tendenze, boicottate la moda.
Veronica Repetti
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