mercoledì 28 novembre 2012

Moda(lità clone)



“Sentirsi contro e comportarsi uguale, sentirsi cristiani e poi giudicare. Ed è più facile restare nel branco con l'alibi di eseguire ordini dall'alto.” [cit.] 

La moda, derivante dal latino “modus” ,che significa maniera o regola, accompagna la storia da tempo immemore.
Inizialmente, questa norma, che spaziava dai comportamenti sociali ai suppellettili, era in vigore solo tra le classi sociali più agiate, mentre successivamente, nonché ai giorni nostri, si è estesa alla maggior parte delle persone, abbienti o meno che fossero.
Infatti, le apparenze erano importanti, allora come oggi, per  manifestare il proprio interesse collettivo e non mostrarsi restii di fronte all’attualità e all’imminente futuro.
Questo portò, come si può facilmente intuire, a un fenomeno di omologazione di massa.
La produzione in serie, il capitalismo e le multinazionali permisero il diffondersi di determinati canoni di bellezza a tutto il globo, che, come ingenuo pesce, abboccò all’amo del consumismo.
Il risultato furono milioni di cloni vestiti nel medesimo modo, con lo stesso accostamento di colori, simili acconciature e identiche esigenze estetiche, quasi debellando completamente l’individualismo caratterizzante del singolo.
-La moda non è un male, mi fa sentire bene con me stesso- si sente spesso controbattere.
No.  La moda non è un male: è un espediente .
E’ facile nascondersi dietro abiti già collaudati, sotto spoglie comandate, fuggendo dalla propria personalità.
E’ ancora più semplice utilizzare le proprie apparenze per sentirsi accettati, o, meglio, per non essere derisi da coloro che invece si sottomettono alle tendenze.
Esse sono ondate passeggere, mutevoli. Una moda non dura per più di qualche mese, lasciando appena il tempo di rendersene conto, sussultare, racimolare qualche soldo, correre a comprare il necessario, per poi accorgersi di essere già obsoleti, datati e disinformati.
Una nuova moda già sicuramente imperversa per le vie della città.
E così il circolo vizioso continua. Se ci si astiene dalla moda, la società storce il naso, emarginando ed etichettando  gli individui astemi dall’ubriachezza dello stile. Se si prova ad assecondarla, si rimane vittime di una corsa senza fine, ostacolata spesso dai prezzi insormontabili delle marche ambite ed agognate.
Come si fa a stare bene con il proprio io, se niente in noi lo fa trasparire?
Ovvio, non è importante ciò che mostriamo, ma ciò che siamo.
Ma proprio non capisco perché l’apparire debba risultare così differente dall’essere.
Indubbiamente, a nessuno viene richiesto di essere trasparente, ma almeno di lasciar trapelare qualche dettaglio dell’io, che per quanto permanga, potrebbe rimanere soffocato da quegli armadi pieni di capi firmati, riducendosi poi a entrare in simbiosi con la moda stessa.
Per una volta uscite dagli schemi, infrangete i canoni, ribaltate le tendenze, boicottate la moda.

Veronica Repetti

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