mercoledì 28 novembre 2012

Le Ditoriale


Cari ragazzi e ragazze dell’Amaldi-Doria, ecco a voi il Pinguino Apocrifo, il nuovo fiammante giornalino del liceo. Quest’anno (in caso non l’aveste notato) ci siamo trasferiti su internet: che sia meglio o peggio decidetelo voi, speriamo comunque che vi piaccia come gli altri anni. Di certo, adesso, oltre a essere lettori, potete partecipare attivamente commentando i post, motivo per cui abbiamo scelto un blog e non un’altra piattaforma. Sappiamo che vi piaceva avere un po’ di tenere pagine fra le vostre mani, quindi non preoccupatevi: abbiamo pensato anche a questo! Se rivolete il “vecchio” giornalino, il procedimento è molto semplice: cliccate su Stampa dal vostro computer e potrete comodamente sfogliare la versione cartacea, direttamente da casa vostra!
Scherzi a parte, abbiamo adottato la politica di risparmio che ci è stata proposta, anche in nome dell’ecologia (per la gioia di Rampini/Capitan Scorgog/ragazzo dei panettoni).
Dopo svariati tentativi di cacciare il vecchio caporedattore, miseramente falliti, quest’anno finalmente ci siamo riusciti. Il problema è che adesso ce ne siamo ritrovati due, e, per di più, donne. Una rossa e una bionda, entrambe molto talentuose, minorenni e soprattutto con tanto entusiasmo (per la gioia di Mundula).

Che dire? Divertitevi, godetevi questo primo “numero” e sentitevi anche voi parte di questa novità.

 Giulia Bottaro & Veronica Repetti

Un gemello come un altro



Scrivere queste brevi righe è stato atroce e davvero impegnativo; provate voi a fare qualcosa con vostro fratello senza essere in forte contrasto. Ecco, abbiamo cancellato le righe di ognuno di volta in volta, ma alla fine siamo arrivati a una conclusione.
Ovviamente questo articolo si basa sulle nostre esperienze, quindi è molto personale ed egocentrico, ma chi non lo è?
Fin dalla prima infanzia ci è capitato spesso di trascorrere del tempo insieme, molte volte le persone ci guardavano incuriosite, e questo atteggiamento lo ritroviamo ancora oggi per via della nostra somiglianza eccessiva.
Siamo gemelli, anche se non ci piace “catalogarci” così, come del resto a nessuno piace ricevere etichette; già il termine in sé è odiato da entrambi ! Ci fa sorridere quando in occasioni quotidiane la domanda esce sempre fuori da estranei o conoscenti recenti, che ci vedono per la prima volta insieme, e si da il via a una conversazione fatta e rifatta mille volte : “Ma siete gemelli?”. L’entusiasmo si è spento dopo i primi quattro anni, come potrete ben capire: ripetere la stessa risposta è noioso, soprattutto quando sia hanno i (propri) “ cinque minuti “.
La seconda domanda, quella da un milione di dollari : “Chi è nato per primo?”, senza poi includere il fatto di dover spiegare che nel parto gemellare il primogenito si stabilisce in modo diverso, nuovamente ripetiamo parole identiche, magari anche a tempo ( a volte succede pure quello, piuttosto inquietante a nostro avviso ), e se va bene, risposto a questo, finisce lì. Ma subentra spesso una terza domanda, facoltativa, solo nei casi di maggiore confidenza : “ Ma quanto è divertente avere un gemello? Ne vorrei uno anche io! “. Lo vorresti anche tu perché? Per scambiarlo nelle interrogazioni, per avere un servo che faccia i tuoi comodi nelle tue vesti, uno specchio portatile, o per qualsiasi altra fantascientifica opzione? Sfatiamo il mito: Il gemello è una persona, in quanto tale non può rinunciare alla sua vita  per facilitare la vostra; non è un cane, un robot e soprattutto un clone!
Semplicemente è un fratello come un altro, vi assomiglierebbe solo un po’ di più fisicamente.
Forse è vero che il rapporto fraterno è diverso, più solido, si fanno esperienze comuni e l’essere coetanei facilita tutto, ci aiutiamo a vicenda a scuola, se si presenta l’occasione di sostituire uno dei due in faccende sbrigative lo si fa volentieri, e una volta alle elementari ci siamo scambiati d’identità, ed è stato fantastico. Di recente è successo che un’insegnate, nel cambiare corso, sostenesse che il suo precedente alunno avesse cambiato corso, non sospettando l’esistenza del fratello !
La cosa che ci da più fastidio però è la generalizzazione: essere confusi è irritante. C’è anche da dire che non facciamo tutto assieme: abbiamo i nostri spazi, i nostri interessi e le nostre passioni, che spesso non coincidono.
Siamo due persone fisicamente simili, ma questo con l’età si attenuerà, e ce ne stiamo rendendo conto già adesso. Fatto sta che avere un fratello uguale a te è un ottimo punto di partenza per qualsiasi tipo di approccio, ma mio fratello è e rimane l’essere umano con cui ho discusso più per scrivere tutto questo!

Luca e Andrea Bottazzi

Tutti i segreti dei professori (vietato ai minori)



Quando mia nonna aveva 13 anni, i ragazzini suoi coetanei giravano per la campagna tortonese propagandando le proprie convinzioni politiche.
Quando mia nonna aveva 15 anni, lei e i suoi amici organizzarono una trasmissione radiofonica, per spiegare quello che stava accadendo nell’Europa del dopoguerra.
Mia nonna conserva ancora il disco di vinile su cui è registrato il discorso di Mussolini e continua a commuoversi raccontando la difesa di De Gasperi in favore dell’Italia; e mia nonna è nata nel 1933, in una famiglia di contadini.

In un bel film di qualche anno fa, si fa notare che a 18 anni ci interroghiamo sul senso della vita, mentre a 40 non ce ne frega più un cazzo.
Forse anche la nostra Europa è un adulto disilluso: possediamo la libertà da un tempo abbastanza lungo  da aver perso l’entusiasmo di esercitarla.
Per noi semplicemente “fa tutto schifo”, e non ci illudiamo che qualcosa possa cambiare.

Ben lungi dal consigliarvi di astenervi dal dare giudizi (sono una criticona e un’amante appassionata della presa in giro senza pietà), mi chiedo se non sarebbe opportuno costruire qualcosa di nuovo, sulle macerie di un mondo che tanto ci repelle.
Ammetto che non sia facile entrare nel pronto soccorso dell’ospedale di Novi senza provare un certo sconforto, ma forse così stiamo esagerando; insomma, d’accordo polemizzare contro l’iniquità, ma dopo 15 anni di scuola è ora di smetterla di criticare il primo della classe perché “la mamma lo aiuta coi compiti, i genitori gli pagano le ripetizioni, i professori lo favoriscono perché è più bello” (ogni riferimento non è puramente casuale).
Basta giustificazioni; se qualcosa, qualunque cosa, “fa schifo” vale la pena tentare di cambiarla. Tanto più se si tratta della società nella quale siamo destinati a crescere i nostri figli. La società è le nostre gambe e le nostre braccia, è uno spazio nel quale dovremmo sentirci liberi di agire e realizzarci. Interessarsi alla politica, per un adolescente spaesato, potrebbe voler dire trovare un senso a quello che si fa, trovare se stessi attraverso un progetto, come comprare una casa, scegliere una facoltà universitaria, o allevare un cane. Per “far politica”, non è necessario andare lontano, almeno non da subito. Basterebbe riuscire a pensare che frequentare la scuola al pomeriggio non è motivo di imbarazzo, ma un modo per alimentare una comunità.

Vivere di se stessi, del proprio spirito e della propria immaginazione, sarebbe meraviglioso; ma, nella storia dell’umanità, ci sono riusciti in pochi. Se ci ostiniamo a perseguire questa ambizione, butteremo via quella briciola di originalità e di forza che ci compone; se consideriamo ognuno di noi come il tassello di un enorme puzzle, forse quel frammento non andrà del tutto sprecato.

Vi chiedete quale legame esiste tra il titolo e il contenuto di questo testo?
Nessuno.
Se vi avessi preannunciato di aver scritto un articolo che vi invita ad avvicinarvi alla politica, non l’avreste mai letto.

Cecilia Pagella

La posta del cuore di Maria Carluccia.

Cara Maria Carluccia, mi piace un ragazzino della classe di fianco alla mia. L'altro giorno mi ha guardata di striscio, secondo te mi ama? 
Con grande affetto, Sabrina.
p.s. ti prego rispondimi!!

Mia cara Sabrina, potrebbe essere un colpo di fulmine! Fai così: la prossima che incrocerà il tuo sguardo solare con teneri occhi innamorati da bovino, corri da lui... E bacialo con ardore. Se inizialmente ti rifiuterà, non ti preoccupare: sarà solo per timidezza.
M.C.

Cara Maria Carluccia, ho un piccolo problema di cuore: il mio ragazzo mi ha tradita. O almeno credo. Ho sentito vociferare che ha fatto amicizia con la biondina anoressica che va a nuoto con lui (cacchio, lo vede anche in costume!). Cosa devo fare? Aiutooo! 
Bianca Teresa

Cara Bianca Teresa, non ti preoccupare! Sicuramente sono solo pettegolezzi. Per sicurezza pedinalo, sii assillante e tempestalo di chiamate, anche mentre dorme o è a scuola: agli uomini piace!
M.C.

Cara Maria Carluccia, frequento l'ultimo anno di liceo e una volta ho baciato sulla guancia un ragazzo molto più piccolo di me. Ora questo tipo di cui non conosco il nome mi perseguita. Come faccio a scaricarlo?
Priscilla

Cara Priscilla, ammetti a te stessa che lo ami. Se ti sei lasciata trascinare dalle tue fantasie più profonde, non pentirtene: l'amore non ha età. Chiedigli di uscire adesso!
M.C.

Democracy



Democracy. This is probably one of the most often heard words, but what do we really know about its meaning? And how deeply can it influence our lives ? Now, if you are expecting to read one of those pathetic articles concerning abstracted concepts that nobody except for diplomacy and politics experts will ever understand, you can crumple up this piece of paper and throw it away, but if you keep it you will get the chance to choose either to be part of the world you live in or not.

The hardest part, talking about democracy is probably turning it into a concrete idea, that is the only possible way to explain it clearly to inexperienced teenagers.
As until this summer I was part of this category ,you can easily imagine my astonishment when I was asked to take part to a seminar about democracy called future in 3D. I have to thank my curiosity ,the only reason why I accepted the offer.

In Castellania, where the seminar took place, we (youngsters from different European  countries)have been involved since the very first days in a variety of different workshops in order to help us to get in touch with our mates.
Then we have been divided into five groups and each of them, with the help of skilled experts had to realize a project to show to the local community at the end of the week in some cities of our area.

If you were walking through the streets of the city centre in Novi Ligure on Tuesday the 28th of June you may have fancied why some people were fighting in slow motion in Via Girardengo , or why they were doing tai chi in the middle of Piazza delle Piane half an hour later. If you were in Tortona you may have noticed a row of people singing and playing instruments while someone was building a cardboard structure in via Emilia.

Every initiative was thought to amaze citizens in order to catch their attention and to make them understand the power that the union of motivated people can generate. Young people do not have to wait for the presence of governments to start cooperating to build a  democratic society, where everyone is considered as much as the others, and the key to do it is collaboration through communication. I am not going to say,that we can change the whole world, but certainly we can change OUR world.


Camilla Giannoni

Messaggi Subliminali



A partire dal 1957, quando Vance Packard pubblicò il libro “The hidden persuaders” (I persuasori occulti), si iniziò a parlare pubblicamente di messaggi subliminali.
Manipolazioni delle volontà delle persone attraverso svariati metodi sia acustici sia visivi che erano in quegli anni usati da grandi ditte (vedete ehm… non posso fare nomi per via della censura, ma vi dico che è una bevanda… famosa… bollicine…) per incrementare le vendite.
Anche se, evidentemente, illegale, questa tecnica è usata ancora oggi: marchi, testi delle canzoni ascoltate al contrario sono solo due esempi.
La Disney, addirittura, nonostante le continue smentite, pare aver inserito in cortometraggi come “Bianca e Bernie” messaggi a sfondo sessuale; cartoni animati come “i Puffi” e “Holly e Benji” sono altri due possibili sospetti.
Dati che confermano queste ipotesi ce ne sono: le vendite di “quella famosa bevanda con le bollicine” in quegli anni erano aumentate del 27%, quantità molto rilevante!
I maggiori sostenitori di queste tesi sono naturalmente le ditte concorrenti, però, dati alla mano, qualche sospetto potrebbe anche venire…

Questo testo, apparentemente innocuo, in realtà, a  vostra grande sorpresa, racchiude… un MESSAGGIO SUBLIMINALE!!! Ebbene sì, unendo le lettere all’inizio delle frasi viene fuori niente meno che il nome della nostra scuola!
Scusate se mi sono burlato così di voi, ma questo numero del giornalino, eheheheh, ne contiene altri… per qualsiasi vostra azione sconsiderata, però, noi “giornalisti”, non siamo perseguibili dal punto di vista legale.

Lorenzo Sciurti

Meglio certo di buttare... Riparare



Quando mia nonna era piccola andava spesso nella bottega della sarta. Le insegnava a cucire i vestiti e soprattutto, se si strappavano, ad aggiustarli.  
Così, se la suola delle scarpe era scollata, si andava dal calzolaio; per l’orologio fermo, dall’orologiaio; per l’ombrello storto, dall’ombrellaio. Dei vasai che riparavano le giare ormai si legge solo nelle novelle. Sembra incredibile, ma c’erano addirittura delle suore che sapevano rimagliare le calze strappate. Costruire, rompere, aggiustare.
È un ciclo continuo di speranza, la piacevole sensazione di una seconda chance. E ancora, lo studio del dettaglio, la creazione di strumenti specifici per ogni ingranaggio, ciascuno con un nome, una funzione precisa. Come gli strumenti di un chirurgo, guarivano le cose.
Adesso costruiamo un sacco. Rompiamo, anche. Però non si aggiusta più niente, forse nessuno è più capace. Gli oggetti sono solo oggetti, non ci accompagnano nella vita.
Non soltanto la vastissima gamma di prodotti usa-e-getta, macchine fotografiche, stoviglie, penne, rasoi, di tutto. In generale, anche ciò che compriamo affinché duri, per una semplice ammaccatura o uno strappo, finisce inesorabilmente nella spazzatura. È un po’ più di uno spreco. È una tendenza o peggio una filosofia di vita che si sta via via insinuando nella nostra routine.
Non sarebbe niente male se ricominciassimo ad aggiustare. Innanzitutto, perché ci fa capire come sono fatte realmente le cose – e le situazioni – dall’interno. Ci insegna ad osservare con pazienza e a scervellarci per trovare la soluzione. Non sarebbe proprio niente male, e chissà se non riusciremmo ad aggiustare anche qualcos’altro, qualche matrimonio in più, ad esempio, o un’amicizia incrinata. Riusciremmo, forse, addirittura, ad aggiustare qualche persona, di quelle speciali ma sole, o deboli, o anziane, che hanno soltanto bisogno di attenzioni per essere “rimesse in sesto”.
Non dobbiamo inventare nulla, dobbiamo soltanto imparare di nuovo.


Francesca Mignacco