giovedì 20 dicembre 2012

Sindrome da Ritardo Cronico

Come sia possibile che io riesca costantemente ad arrivare in ritardo ovunque resta un mistero mica facile da svelare! Rimane occulto anche perché si contino sulle dita di una mano le poche volte in cui io sia giunto in anticipo,nonostante i provvidenziali passaggi in macchina della mia vicina (che, in caso stia leggendo, ringrazio di cuore). Sono perciò uno specialista rinomato e rispettato in questo campo, e vi posso dire se siete affetti da una sindrome da ritardo cronico.
Per diagnosticare questa patologia è necessario contare il numero di volte in cui Beppe (portiere ufficiale) chiude la porta appena dopo di voi in una settimana. Se addirittura vi aspetta per farlo, allora è davvero grave. Vorrei fare però una precisazione: nonostante io sia costantemente un ritardatario, sono ben poche le volte in cui ho dovuto portare una giustificazione. Tutto culo, direte voi, tutta abilità, dirò io.
Ritornando sui nostri passi, i sintomi della sindrome da ritardo cronico sono molti e diversi per i giorni della settimana: nei primi giorni, lunedì e martedì, massimo mercoledì, proprio se i vostri animi sono dolci e puri,  si prova ansia e angoscia all’idea di arrivare tardi. Si Inizia a correre, o almeno si ansima, o ci si immagina nell’atto di accelerare il passo, sperando di recuperare secondi preziosi. Verso la fine, con apice il sabato, l’idea di ritardare non spaventerà più. Dopo tutti quei giorni di scuola si sarà così debilitati da non provare più né sconforto né timore. Si estinguerà la riverenza nei confronti del campanello. “Che il professore mi dica pure di portare la giustificazione”, “io, adesso, di correre per arrivare in quella camera di torture, a farmi interrogare, non ne ho proprio voglia! Che s’arrangi!” sono frasi tipiche pronunciate da malati di questa sindrome.
C’è poi sempre quel professore più in ritardo di noi, che diventa come il protettore di tutti i ritardatari, il santino, colui che ci protegge, perché è peggio di noi.
Terribile, per i poveri affetti dalla sindrome, è lo sconforto che si prova quando si arriva da Lasagna nella piazza dei pullman. Vedere un’arida e desolata landa di asfalto senza più nessuno è un brutto presagio. Vuol dire che si è davvero in ritardo. Si strizzano gli occhi per scorgere all’orizzonte qualche zombie che affretta il passo, ma il più delle volte non si trova nemmeno un gruppetto di pendolari dei pullman nel quale rifugiarsi e confondersi. Una brezza gelida spazza il sentiero, e una cartaccia rotola dando un tocco western alla scena.
E sarete sicuramente ritardatari cronici se inveirete contro i semafori che vi bloccano la strada, se le regole della strada saranno solo ricordi e se escogiterete tutti i modi per guadagnare qualche secondo, qualche metro, passando tra le macchine parcheggiate, in scorciatoie sconosciute, superando abilmente le buche nel selciato.
Le cause di questa grave sindrome sono da ricercare in un profondo zelo personale nel non arrendersi alle durezze della vita. Vorremmo procrastinare il più possibile l’arrivo a scuola, anche se magari, non ci dispiace così tanto. È un modo silenzioso e poco efficace, ma pur sempre un modo, di protestare, contro le agonie della sorte. Cura: passate meno tempo a farvi belli la mattina e uscite prima!! Ma lavatevi!

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