giovedì 20 dicembre 2012

Gli schiavi di oggi


Pietro Della Casa

Chi è uno schiavo oggi, nel 2012? Sapremmo riconoscerlo se gli stessimo vicino?
Nella splendida era delle telecomunicazioni,delle comodità e dei diritti universali di ogni uomo, questo numero, 27 milioni di schiavi, farebbe inorridire chiunque, persino gli stessi sfruttatori.
La schiavitù, un metodo di sottomissione che utilizza la violenza, la paura e la povertà ha subito un drastico cambiamento negli ultimi centocinquant’anni, ma non è mai veramente finita.
Quando vediamo una prostituta per la strada un immigrato nei campi coltivati, stiamo osservando uno schiavo? Quanto dolore,fisico e mentale, risiede nei loro corpi stanchi? E’ abbastanza per essere chiamati così? Tutti i giorni li vediamo, eppure non sappiamo cosa fare per loro.
Nel moderno Occidente lo schiavismo è coperto perfino agli occhi di chi ne è vittima, quasi non consapevole di essere un servo, nella civiltà apparentemente giusta, equilibrata ed evoluta che lo circonda.
Un tempo non era così, ma si può dire che i risultati siano gli stessi: milioni di persone private della libertà, a volte fin dalla nascita.
I neri nelle piantagioni del Sud America, il colonialismo nei paesi asiatici non esistono più, ma i loro “frutti” sono ancora ben presenti davanti agli occhi di tutti.
Le enormi dimore patrizie,splendide e perfette,simbolo della grandezza dell’Europa dell’Età Moderna sono solo un esempio della “bellezza malata” che indirettamente ha creato il lavoro di milioni di uomini senza libertà.
Riflettendo, anche oggi è così, nulla è cambiato.
I nostri cellulari, i computer all’avanguardia simboli della nostra grandezza nel mondo, non sono forse  prodotti utilizzando silicio e bauxite, minerali estratti in Africa da uomini, donne e bambini in condizioni disumane?
I libri, immagine della nostra cultura, non sono forse prodotti quasi tutti con gli alberi “strappati” alla foresta amazzonica?
Chi indossa i diamanti sa quanto sangue è stato versato per estrarli? Chi li vende che rapporto ha con la propria coscienza?
Se si eliminassero gli sfruttatori la schiavitù scomparirebbe per sempre, ma chi sono costoro?
Chi controlla gli schiavi sul campo, ad esempio in Africa, o chi vende i prodotti in Occidente?
Forse noi stessi, che siamo i consumatori, diamo senso a questa infernale catena.
L’uomo bianco sembra non voler cambiare mai, usa solo mezzi diversi per arrivare agli stessi scopi.
Il colonialismo che adoperava la violenza per conquistare e sottomettere un popolo e sfruttarlo economicamente non esiste più.
I cosiddetti Paesi in Via di Sviluppo (preferibilmente chiamati Paesi sulla Via dell’Occidente) non sono più governati formalmente dall’uomo bianco, ma grazie alla globalizzazione, al mercato libero, alle grandi multinazionali, alla distruzione della cultura originaria, le menti e il corpo delle popolazioni sono ancora controllate dall’Europa e l’America.
Sono questi i luoghi che hanno la maggior percentuale di schiavi nel mondo e forse la colpa è proprio nostra.
Il risveglio delle coscienze avvenuto negli ultimi cento anni negli stati europei ha portato alla firma della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ed a altri importanti passi avanti, purtroppo in parte aggirati da nuove organizzazioni legali e illegali che sfruttano le persone.
L’attivismo in questo campo per fortuna non conosce crisi ed è in notevole aumento e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica può certo far ben sperare, così che tutti un giorno avranno abbastanza informazioni al riguardo e sapranno come comportarsi nei confronti dello schiavo che sta di fronte a noi, lontano da noi oppure riflesso sullo specchio davanti a noi.
Perché essere consapevoli del proprio “grado” di libertà, comprendere fino a che punto arriva la nostra rassegnazione è importante in una società giustamente chiamata “la Megamacchina” dall’economista Serge Latouche, perché la maggioranza di noi è solo un ingranaggio, un componente che in quanto macchina inizia a diventare schiavo.
Dal Bangladesh dove bambine di 10 anni già si prostituiscono in monolocali guadagnando i soldi appena per mangiare, e quindi destinate a rimanere in questa situazione tutta la vita; al Giappone e alla Cina dove i bambini delle scuole medie si svegliano alle sei di mattina per studiare fino all’una di notte, le schiavitù sono molte e variegate ma tutte ugualmente inaccettabili.
Diversi secoli fa Maometto disse apertamente che lo schiavismo era ingiusto. Da quel giorno sono state fatte battaglie per liberare l’uomo. Soprattutto oggi che la parola schiavo viene attribuita a poche persone, rispetto al numero di abitanti del Pianeta, non si può smettere combattere per rendere questo mondo a misura d’uomo.
Per liberare le persone da quelle condizione che le imprigiona e  toglie loro la forza e il tempo per cercare l’unica ragione di vita, la libertà, senza la quale non può esistere la felicità.

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