giovedì 20 dicembre 2012

Riflessioni casuali sul concetto di “fama”



Pietro Rampini

A causa dei mezzi di informazione del giorno d’oggi vediamo sempre più spesso alcune persone diventare “famose” e per un tempo sempre più breve. Si prendano ad esempio i concorrenti dei cosiddetti “reality show”: vengono osservati ogni giorno da migliaia di persone che (e questo, a mio parere, è molto triste) a quanto pare non hanno nulla di meglio da fare. Una volta terminato il programma  i loro nomi rimangono sulla bocca di tutti per qualche tempo. Se lo meritano: non hanno fatto nulla per dei mesi e sono stati profumatamente remunerati. Nel giro di un paio d’anni quelli che “esistono” ancora sono veramente pochi.

I “talent show” sono fatti della stessa pasta, ma hanno leggermente più significato: almeno chi vince sa fare qualcosa di particolare, e lo sa fare bene…  Sono opportunità per lanciare qualcuno che sogna di diventare famoso per ciò che è in grado di “fare”, nonostante, in fondo, si tratti sempre della solita spazzatura del piccolo schermo e la celebrità ottenuta sia spesso alquanto effimera.

La fama guadagnata tramite internet è, a mio parere, più “accessibile” e talvolta meritata. Molti l’hanno ottenuta, per esempio, pubblicando un proprio video su Youtube: troviamo su questo sito chi fa sorridere, chi racconta verità interessanti, chi dà lezioni di qualunque disciplina e chi, semplicemente, esibisce il proprio talento, ma una cosa è comune a tutti: una volta conquistato il “pubblico” con un primo video, possono stare certi che i loro fans andranno immediatamente a vedere il secondo non appena verrà pubblicato.

Questa può senz’altro essere definita “fama”, sebbene sia circoscritta al solo mondo di internet e spesso limitata.

Passiamo adesso ad un punto di vista ancora più all’ordine del giorno, al sito più accessibile: Facebook.

La finta “fama” proposta da questa piattaforma sociale potrebbe essere targata da alcuni come “droga pericolosa”. Esistono persone che commetterebbero reati pur di ottenere un elevato numero di “mi piace”.

Certo, ammetto che finchè si tratta di constatare che la frase scritta o l’ultima foto pubblicata hanno ottenuto successo, è normale che faccia piacere ottenere consensi. Quando si tratta invece di scrivere, pubblicare o addirittura (e soprattutto) copiare idee altrui per ricevere degli insulsi “mi piace”, allora secondo me si varcano i limiti del buon senso. A cosa servono? A quanto pare esistono persone che ci comprano la focaccia dal panettiere, coi “mi piace”.

Questo è un esempio del concetto di “fama” che vige sui “social network”. Una volta conquistata la celebrità desiderata e un elevato numero di amici (sconosciuti almeno al 60%), basta scrivere “ciao” per ottenere qualche centinaio di “mi piace”.

Non ho niente contro il gesto in sé: l’incredibile, anzi, l’inconcepibile è il potere che ha questa falsa “fama” sulle persone che sentono, a quanto pare, il bisogno di ottenerla.

Tornando ad un discorso più ampio, ora che ho parlato di queste sfaccettature della fama dovrei almeno definirla; proponiamo alcuni sinonimi: “reputazione, stima, rinomanza: buona, cattiva, grande fama, celebrità, notorietà, grido”, come dice il dizionario. E’ molto oggettivo e non possiamo certo accontentarci, ma emerge un particolare che finora non avevamo ancora considerato: la fama può essere cattiva. Fai una figuraccia? Grazie ai social network tutti lo sapranno nel giro di mezz’ora! Vieni colto in una foto imbarazzante? Non temere, la vedrà chiunque!

Dopo questo excursus possiamo nuovamente analizzare il significato generale del termine: alla fine dei conti è semplicemente l’”essere conosciuti e riconosciuti da tutti”. C’è chi pensa, però, che la vera celebrità sia quella imperitura, quella dei grandi della storia e della letteratura. Come dargli torto? Il “famoso” duro e puro viene ricordato per sempre da tutte le generazioni che, volenti o nolenti, dovranno studiarne persino la vita nei dettagli. Condivido in pieno questo pensiero e aggiungo che le persone che meritano veramente di essere ricordate sono quelle che hanno lasciato qualcosa all’umanità, da un libro, a un film, a un’invenzione di utilità pratica, ad un’opera d’arte, da una canzone ad una tecnica per suonare, da un grande dono fatto al genere umano, a profonde e infinite emozioni regalate ai proprio fans, e molto altro.

Ma, in fondo, non m’importa che tu sia famoso, schiavo di Facebook, vincitore di un reality show o altro. Non m’importa se tu, lettore, hai capito quello che ho scritto in questo articolo, se condividi le mie riflessioni (molte delle quali anche abbastanza campate per aria, lo ammetto), se hai seguito ogni singola frase con tutto te stesso o se ti rimarrà qualcosa una volta finito di leggere. Quello che mi importa veramente troppo, più di un’altra cosa al mondo, è che tu mi metta “mi piace”.

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