Luca Bottazzi
Sarà senza dubbio capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di porre o subire questa affermazione: Te l’avevo detto.
Dietro di essa si celano una moltitudine di significati, alcuni chiari, altri ignoti; comunque sia, rinfacciare una risposta sbagliata, un errore o una qualsiasi azione imbarazzante a un proprio compagno, sotto consiglio dato precedentemente, è qualcosa di fantastico e la fatidica frase scatta in automatico.
Dietro di essa si celano una moltitudine di significati, alcuni chiari, altri ignoti; comunque sia, rinfacciare una risposta sbagliata, un errore o una qualsiasi azione imbarazzante a un proprio compagno, sotto consiglio dato precedentemente, è qualcosa di fantastico e la fatidica frase scatta in automatico.
Un dialogo classico, che si sviluppa in qualsiasi situazione immaginabile, che da un lato fa crescere un ramo di superbia e arroganza maligna, mentre dall’altro crea imbarazzo o, semplicemente, rabbia nei confronti dell’amico perspicace.
Si può dire “ Te l’avevo detto” quando, dove e come si vuole, è questo il bello. E correggere qualcuno di più grande o di apparentemente più intelligente in un determinato campo regala delle belle emozioni. Il “ Te l’avevo detto” è spesso preceduto da un “ Guarda che”, “Io ti dico” oppure un “Attento che”; tutti questi intercalari rendono la successione della suddetta frase quasi inevitabilmente, come se fosse una regola grammaticale e preannunciano una saporita vittoria di tipo intellettuale, che dura pochi attimi ma che potrà essere riesumata più volte con il celeberrimo “Ricordi quando.. ? “.
E in questi casi, ‘Te l’avevo detto’ colpisce ancora.
Ci si sente un po’ nelle veci del “Grillo” fiabesco d’altro canto, un po’ saggi e un po’ maestri di situazioni quotidiane con una semplice frase, soddisfatti o meno per il nostro amico ( non facciamo i moralisti, si sarà sempre soddisfatti con un “ Te l’avevo detto” ).
Eppure, come detto prima, non vi è vincitore senza sconfitto; esiste anche Pinocchio!
Infatti se da un lato regala soddisfazioni, dall’altra parte si aggiunge una situazione di umiliazione nell’albo che ormai è stracolmo di figuracce e ricordi che fanno arrossire anche i tuoi amici; loro dalle risate però.
Un “Te l’avevo detto” subito fa innervosire come non mai l’animo umano, provocandone in alcuni casi il collasso con crisi isteriche che non fanno altro che incrementare la soddisfazione personale di colui che l’ha pronunciato.
Sicuramente dopo la rabbia iniziale, che possa essa superare ogni limite di concezione umana, si raggiungerà uno stadio di rassegnazione e il cerchio si completerà con lo sconfitto “Avevi ragione, se solo avessi..”; ma sappiamo benissimo che il “se” è la patente dei falliti, perciò lo si mette spesso da parte.
Esistono ovviamente diversi tipi di “Te l’avevo detto”, quello dell’amico, quello famigliare, quello di uno sconosciuto e il peggiore in assoluto, quello personale.
Non c’è cosa peggiore di essere ammoniti da sé stessi, è qualcosa di crudele, che succede in continuazione nella nostra testa continuamente tempestata da stimoli nervosi.
Ebbene, la soddisfazione può essere grande, tanto quanto l’umiliazione; tutto provocato da quella troppo odiata e amata frase che non si smette di usare nemmeno con l’avanzamento degli anni.
Siamo stati e saremo di continuo un po’ “Grilli”, o un po’“Pinocchi” nella nostra quotidianità e ciò non cambierà di molto la nostra percezione del mondo.
Ma nella mia testa si sta già preparando ad entrare in azione, e scatterà quando seguirà l’ammonimento da parte della direzione per aver abusato della parola “Te l’avevo detto”.
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