giovedì 20 dicembre 2012

Cosa faresti se il mondo finisse domani?

Marta Ferrarazzo


Un pomeriggio in cui stranamente non ero sommersa dalla studio stavo navigando fra i più disparati siti della rete alla ricerca di ispirazioni per il mio articolo, quando mi sono imbattuta nella notizia che ha monopolizzato gli ultimi dieci mesi: “Il 21 dicembre il mondo finirà”. 
Non ho mai creduto a nulla del genere. 
Il fatto è che siamo arrivati a novembre, e seguendo il calendario dei nostri pessimistici predecessori (i Maya), la Terra dovrebbe vedere la sua fine fra meno di un mese. “Ho solo quattro misere settimane di vita?!”questa è la domanda che sorge spontanea. In effetti, gli ultimi aggiornamenti sul caso (ciascuno affermante di essere “l’unico e originale” e di provenire “direttamente dalla NASA”) sembrano proprio avvalorare l’ipotesi della fine del mondo. Si parla di terribili tempeste solari, apocalittici allineamenti di pianeti e tragici impatti sul suolo terrestre da parte di asteroidi di dimensioni ciclopiche. Come ho già detto, non ho mai preso molto sul serio queste affermazioni. Ma per la prima volta mi sono fermata e posta questa domanda: “E se fosse vero?!” Già: poniamo il caso che, mentre ci troviamo seduti belli comodi sul divano a caccia di programmi interessanti, ci appaia Obama sullo schermo che, col cuore affranto, ci avvisa che il mondo finirà davvero (povero Barack, appena rieletto e già si trova a fare i conti con disastri naturali). A parte il fatto che non potrà mai succedere nulla di tutto questo, perché nelle pellicole fantascientifiche gli ultimi che vengono a sapere della fine del mondo sono i civili, che cosa faremmo a questo punto? Di sicuro, inizialmente, rimarremmo lì imbambolati, col telecomando che ci cade dalle mani e gli occhi spalancati. Poi correremmo a guardare sul calendario per verificare che non sia il primo d’aprile e che non sia stato tutto un scherzo (ah no giusto, siamo a novembre). Infine, dopo esserci rassegnati al triste destino, ci risiederemmo sul divano. E cominceremmo a pensare. O almeno, io lo farei. Innanzitutto penserei a come potrei impiegare queste quattro settimane (tanto le catastrofi cominciano sempre da New York, quindi prima che arrivi in Europa passerà più di un mese): oltre a provare tutto quello che ho sempre sognato di fare (come lanciarmi col paracadute dal Cristo Redentore di Rio de Janeiro, fare sci d’acqua, andare in vacanza alle Hawaii e… no, a New York non ci vado più), mi verrebbe da riflettere sulla vita. Esatto, cadrei in una profonda analisi filosofica e psicologica (dopotutto sono delle Scienze Umane) dei momenti che ho trascorso, della mia permanenza sulla Terra di soli…15 anni. 15 anni?! Sono veramente pochi se penso a tutto il tempo che ha preceduto la mia nascita. Eppure sono bastati a farmi capire che il mondo è un luogo del tutto strano e incomprensibile: la natura ci inganna, ci illude di averla sottomessa, ci fa credere di essere i re del mondo… e poi, quando meno ce l’aspettiamo, ci toglie tutto, e ci mostra CHI comanda veramente. Comanda il Mondo, non l’uomo. E allora arrivano le lacrime, i rimpianti, le urla, ma ormai è troppo tardi… e cosa può fare l’uomo contro tale potenza?! Niente. Solo riprovare. E attendere un’altra catastrofe. È una visione un po’ pessimista, lo ammetto, ma sono sempre più convinta che la vita sia un insensato circolo naturale, in cui a noi a volte emergiamo e a volte soccombiamo, e a seconda di come capita ci troviamo in posizioni favorevoli e sfavorevoli. Certo, possiamo prendere decisioni, vie diverse, ma alla fine saremo sempre un po’ influenzati dal circolo naturale. E allora, se la vita è così incostante, perché stare al mondo? La verità è che non l’abbiamo scelto noi. Ma se anche avessimo potuto, penso che ognuno di noi avrebbe voluto provare l’eccitazione di VIVERE. Perché l’uomo, purtroppo o per fortuna, ha tendenze leggermente masochiste: lui ama mettersi alla prova, perdere, riprovare, vincere, non accontentarsi, riprovare, perdere di nuovo, rivincere… e forse è proprio questo il bello di vivere: una lotta continua, stancante, ma una lotta felice, perché compiuta con chi amiamo al nostro fianco. Bè, se non altro ora so cosa farei se il mondo finisse tra non molti giorni. Penserei e, dopo, scriverei le mie riflessioni. E voi che fareste? Aspettereste inermi la catastrofe o lottereste per salvare l’Umanità? Non sarebbe male se ognuno dicesse la sua. Soprattutto ora che per scrivere un commento non si deve neanche fare la fatica di prendere in mano la penna (ci pensa il computer).
Va bene, devo ammettere che come articolo del numero natalizio è un po’ troppo serio, ma che volete farci, quando arriva l’ispirazione…
Sapete una cosa? A dire il vero mi sono accorta che sulla rete c’era anche un’altra notizia “ufficiale” in cui si smentiva tutto… niente fine del mondo, quindi. “E allora perché hai scritto questo articolo?!” Avete ragione. Non lo so nemmeno io. Forse solo per riempire lo spazio bianco o perché… volevo farvi capire quanto il nostro mondo sia importante, e quanto io lo ami, nonostante tutti i suoi difetti.

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