Un pomeriggio in cui
stranamente non ero sommersa dalla studio stavo navigando fra i più disparati
siti della rete alla ricerca di ispirazioni per il mio articolo, quando mi sono
imbattuta nella notizia che ha monopolizzato gli ultimi dieci mesi: “Il 21
dicembre il mondo finirà”.
Non ho mai creduto a nulla del genere.
Il fatto è
che siamo arrivati a novembre, e seguendo il calendario dei nostri pessimistici
predecessori (i Maya), la Terra
dovrebbe vedere la sua fine fra meno di un mese. “Ho solo quattro misere
settimane di vita?!”questa è la domanda che sorge spontanea. In effetti, gli
ultimi aggiornamenti sul caso (ciascuno affermante di essere “l’unico e
originale” e di provenire “direttamente dalla NASA”) sembrano proprio
avvalorare l’ipotesi della fine del mondo. Si parla di terribili tempeste
solari, apocalittici allineamenti di pianeti e tragici impatti sul suolo
terrestre da parte di asteroidi di dimensioni ciclopiche. Come ho già detto,
non ho mai preso molto sul serio queste affermazioni. Ma per la prima volta mi
sono fermata e posta questa domanda: “E se fosse vero?!” Già: poniamo il caso
che, mentre ci troviamo seduti belli comodi sul divano a caccia di programmi
interessanti, ci appaia Obama sullo schermo che, col cuore affranto, ci avvisa
che il mondo finirà davvero (povero Barack, appena rieletto e già si trova a
fare i conti con disastri naturali). A parte il fatto che non potrà mai
succedere nulla di tutto questo, perché nelle pellicole fantascientifiche gli
ultimi che vengono a sapere della fine del mondo sono i civili, che cosa
faremmo a questo punto? Di sicuro, inizialmente, rimarremmo lì imbambolati, col
telecomando che ci cade dalle mani e gli occhi spalancati. Poi correremmo a
guardare sul calendario per verificare che non sia il primo d’aprile e che non
sia stato tutto un scherzo (ah no giusto, siamo a novembre). Infine, dopo
esserci rassegnati al triste destino, ci risiederemmo sul divano. E
cominceremmo a pensare. O almeno, io lo farei. Innanzitutto penserei a come
potrei impiegare queste quattro settimane (tanto le catastrofi cominciano sempre
da New York, quindi prima che arrivi in Europa passerà più di un mese): oltre a
provare tutto quello che ho sempre sognato di fare (come lanciarmi col paracadute
dal Cristo Redentore di Rio de Janeiro, fare sci d’acqua, andare in vacanza
alle Hawaii e… no, a New York non ci vado più), mi verrebbe da riflettere sulla
vita. Esatto, cadrei in una profonda analisi filosofica e psicologica
(dopotutto sono delle Scienze Umane) dei momenti che ho trascorso, della mia
permanenza sulla Terra di soli…15 anni. 15 anni?! Sono veramente pochi se penso
a tutto il tempo che ha preceduto la mia nascita. Eppure sono bastati a farmi
capire che il mondo è un luogo del tutto strano e incomprensibile: la natura ci
inganna, ci illude di averla sottomessa, ci fa credere di essere i re del
mondo… e poi, quando meno ce l’aspettiamo, ci toglie tutto, e ci mostra CHI comanda
veramente. Comanda il Mondo, non l’uomo. E allora arrivano le lacrime, i
rimpianti, le urla, ma ormai è troppo tardi… e cosa può fare l’uomo contro tale
potenza?! Niente. Solo riprovare. E attendere un’altra catastrofe. È una
visione un po’ pessimista, lo ammetto, ma sono sempre più convinta che la vita
sia un insensato circolo naturale, in cui a noi a volte emergiamo e a volte
soccombiamo, e a seconda di come capita ci troviamo in posizioni favorevoli e
sfavorevoli. Certo, possiamo prendere decisioni, vie diverse, ma alla fine
saremo sempre un po’ influenzati dal circolo naturale. E allora, se la vita è
così incostante, perché stare al mondo? La verità è che non l’abbiamo scelto
noi. Ma se anche avessimo potuto, penso che ognuno di noi avrebbe voluto
provare l’eccitazione di VIVERE. Perché l’uomo, purtroppo o per fortuna, ha
tendenze leggermente masochiste: lui ama mettersi alla prova, perdere,
riprovare, vincere, non accontentarsi, riprovare, perdere di nuovo, rivincere…
e forse è proprio questo il bello di vivere: una lotta continua, stancante, ma
una lotta felice, perché compiuta con chi amiamo al nostro fianco. Bè, se non
altro ora so cosa farei se il mondo finisse tra non molti giorni. Penserei e,
dopo, scriverei le mie riflessioni. E voi che fareste? Aspettereste inermi la
catastrofe o lottereste per salvare l’Umanità? Non sarebbe male se ognuno
dicesse la sua. Soprattutto ora che per scrivere un commento non si deve
neanche fare la fatica di prendere in mano la penna (ci pensa il computer).
Va bene, devo ammettere che
come articolo del numero natalizio è un po’ troppo serio, ma che volete farci,
quando arriva l’ispirazione…
Sapete una cosa? A dire il
vero mi sono accorta che sulla rete c’era anche un’altra notizia “ufficiale” in
cui si smentiva tutto… niente fine del mondo, quindi. “E allora perché hai
scritto questo articolo?!” Avete ragione. Non lo so nemmeno io. Forse solo per
riempire lo spazio bianco o perché… volevo farvi capire quanto il nostro mondo
sia importante, e quanto io lo ami, nonostante tutti i suoi difetti.
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