venerdì 8 marzo 2013

Catene di Vapore

Laura Simonassi

Sono una donna.
Sono una donna, e come tutte le altre, sono libera.
Non permetterò mai a nessuno di soffocare questo enorme regalo che mi è stato dato alla nascita, nemmeno a colui che sostiene, promette, urla, sussurra, giura e spergiura di amarmi.
Mai.
Se l'amore comincia a fare male, non è più amore; punto.
"Con Carlo è stato subito amore; alle prime botte scattai una foto, non volevo crederci": ecco una scioccante testimonianza riportata su "Il Corriere della Sera" dal giornalista Antonio Stella; parole che accumunano tutte le donne che in silenzio gridano giustizia.
Sempre Stella scrive "piccola, banale, ordinaria barbarie quotidiana": quattro aggettivi ed un nome, quindi nemmeno dieci secondi dedicati alla lettura di cinque parole che incaarnano ciò che noi  donne sopportiamo da secoli.
Barbarie; ciò che distingue l'uomo dalla bestia è l'intelletto. Si può considerare uomo, e quindi essere dotato di intelletto, qualcuno che alza anche un solo dito su una donna?
La violenza sulle donne è barbarie, opera di barbari, non di uomini.
Piccola, banale, ordinaria...
...nè piccola, nè banale, nè ordinaria.
E' ora che non lo sia più.
E' grande come i cuori della donne che battono all'unisono per farsi sentire; non è banale, perchè banale è respirare, sorridere, dormire, mangiare... non essere picchiate. E infine non può e non deve essere ordinaria, perchè, altrimenti, la luce del giorno apparirebbe nera.
Secondo le statistiche, la più frequente tipologia di violenze è quella domestica; riporto altre testimonianze: "...non sarebbe bastato chiudere le porte, non urlare quando mi picchiava, cercare di fare lavatrici perfette o imbandire la tavola al meglio". E poi le lacrime, l'unico sfogo consentito per un peso così grande che non vuole andarsene dal petto.
 Perchè dobbiamo sopportare tutto questo, perchè sobbiamo stare zitte, perchè dobbiamo tenere gli occhi bassi?
L'unica colpa che abbiamo è quella di essere donne.
Rimedio?
Non c'è.
E quindi?
E quindi si alza la testa, si cammina e si parla chiaro.
DObbiamo lottare per un futuro migliore; lo so, è un luogo comune, ma è anche l'ideale che consola milioni di donne, che dà loro la forza necessaria per andare avanti e vivere, con la speranza che un giorno l'Inferno sarà assprbito dal paradiso.
Straziante è una frase del reportage di Lojacono: "Gli uomini continuano a considerare le donne esseri inferiori"; lo sanno, vero, questi barbari, che esiste l'evoluzione? Evidentemente no, dal momento che sembrano essersi fermati alla concezione medievale della donna, le cui radici sono ancorate nella Bibbia: "Femmina è essere inferiore, debole e imperfetto come Eva, creata dopo Adamo".
Non siamo dunque violentate solo da mani umane, avide dell'idea di possesso, ma anche dagli umilianti schiaffi dei pregiudizi che folli inseguono i tempi e, se li raggiungono, pongono le basi delle società nascenti.
Noi siamo donne, siamo sangue che scorre, siamo occhi spalancati sul mondo, siamo braccia tese in avanti, siamo mani aperte per aiutare, siamo orecchie pronte ad ascoltare, siamo gambe che corrono spensierate, siamo un corpo che va rispettato.
Non umiliato, ferito, mortificato; amato.
Chi lo incatena non ci permette di sfruttarlo per noi stesse, non ci ama davvero! Altrimenti amerebbe anche il modo in cui ci atteggiamo, perchè siamo persone, non puledre da domare, e se il nostro cuore non riceve più amore, ma solo schiaffi, smetterà di battere.
E' nato libero e morirà libero.
Rousseau diceva: "L'uomo è nato libero e ovunque è in catene"; forza, donne di tutto il mondo, è venuto il momento di spezzare queste catene e ricominciare a vivere.

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