Andrea Bottazzi
Lo faccio domani, tanto è robetta facile.
Lo faccio stasera, in classe mi sembrava di aver capito.
Vabbè ormai è tardi, domani mattina gli darò un’occhiata.
Ecco riassunto il mio complicato rapporto di posticipazione con lo studio: sempre la stessa storia quasi ogni giorno. Perché ? Bella domanda, insomma… forse perché le cose studiate all’ultimo rimangono impresse meglio (quando mai?) o molto probabilmente perché sono pigro e disorganizzato. Ma ad una parte di me piace credere che io sia fortunato durante “l’estrazione”.
Ecco riassunto il mio complicato rapporto di posticipazione con lo studio: sempre la stessa storia quasi ogni giorno. Perché ? Bella domanda, insomma… forse perché le cose studiate all’ultimo rimangono impresse meglio (quando mai?) o molto probabilmente perché sono pigro e disorganizzato. Ma ad una parte di me piace credere che io sia fortunato durante “l’estrazione”.
Ogni classe gli affibbia un nome emblematico: c’è chi la
chiama “il sorteggio”, chi “l’esecuzione”, chi “la passeggiata al patibolo” e
nel mio breve percorso di scolaro ne ho sentite di tutti i generi.
È la temuta interrogazione, ovviamente senza turni, un
confronto orale con il professore che quando è inaspettato colpisce freddo come
un serial killer.
Mi ricordo di un fatidico Lunedì di fine Settembre, avevo
passato la Domenica
gozzovigliando spaparanzato sul divano a bruciarmi i neuroni davanti alla
televisione, e mi ero ridotto a leggere l’argomento una sola volta la mattina
con un occhio chiuso. Entrato in classe e preso il mio posto, attesi l’arrivo
della prof rileggendolo velocemente per la seconda volta, ma senza
preoccupazione: non mi aspettavo interrogasse.
Ma all’affermazione: “Bene, cominciamo le interrogazioni” la
temperatura in classe si abbassò improvvisamente. Sguardi angosciati, bisbigli
di perplessità, risate isteriche, preghiere veloci mentre io nella più assoluta
finta tranquillità dissi alla mia vicina di banco: ”Lo sapevo”.
Ero abituato a quel genere di situazioni, bastava stare
assente un giorno e non preoccuparsi del fatto che la classe potesse esser stata
informata dell’interrogazione l’indomani, e in quei momenti come un giocatore
professionale di Poker che và All in al buio mi affidavo solo ed esclusivamente
al fato; è spesso mi andava bene.
Essere stato quattro volte consecutive nell’ultimo turno negli
anni precedenti mi aveva reso sicuro della mi fortuna, ma per quanto poteva
ancora andare avanti? Scrutavo i miei compagni, qualche occhiata di solidarietà
e complicità mentre la prof sfogliava il libro in cerca della pagina
sentenziante. Pochi secondi che sembravano durare un’eternità, il battito
cardiaco accelerava, il respiro si faceva più pesante, brividi lungo la schiena
e una sensazione brutale di freddo in tutto il corpo; Poi il giudizio. Numero
22, si ancora una volta avevo vinto, ancora una volta ero riuscito a
posticipare; i miei compagni tiravano sospiri di sollievo, c’è chi ringraziava
la madonna o chi esultava senza contegno.
Ma quel giorno c’era un’assente, proprio il numero 22, e l’angoscia calò nuovamente senza dare il tempo di riflettere; ma l’attesa durò poco poiché l’addizione (metodo preferito nei casi di un numero a due cifre e assenti) era presto fatta. Il numero 4 era il prescelto; ma chi era il numero 4? Con il nuovo ordinamento della classe non avevo ancora memorizzato …Ah, “Organo Genitale Maschile”. Ovviamente io, che dopo una serie ineguagliabile di vittorie ero caduto in battaglia, ripassando velocemente in corner le parole chiavi dell’argomento e avviandomi con passo cadenzato verso la cattedra, con la sensazione di esser stato pugnalato alla schiena
Per forza di cose ci deve essere una morale, perché fa molto “cool” fare
i perbenisti, quindi il mio consiglio è cercare di combattere quel mostro che è
la pigrizia e affrontare lo studio poco per volta e sovente, perché nonostante
questi momenti di pura angoscia in futuro possano regalare grasse risate
(almeno spero, l’intento era quello) un 8 tondo e panciuto fanno sempre comodo
di un accaparrato 6-- ottenuto solo grazie all’eventuale simpatia che la prof
prova per te.Ma quel giorno c’era un’assente, proprio il numero 22, e l’angoscia calò nuovamente senza dare il tempo di riflettere; ma l’attesa durò poco poiché l’addizione (metodo preferito nei casi di un numero a due cifre e assenti) era presto fatta. Il numero 4 era il prescelto; ma chi era il numero 4? Con il nuovo ordinamento della classe non avevo ancora memorizzato …Ah, “Organo Genitale Maschile”. Ovviamente io, che dopo una serie ineguagliabile di vittorie ero caduto in battaglia, ripassando velocemente in corner le parole chiavi dell’argomento e avviandomi con passo cadenzato verso la cattedra, con la sensazione di esser stato pugnalato alla schiena
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