martedì 12 febbraio 2013

Fornelli Assassini

Lorenzo Sciurti


Non mi piace andare a mangiare dai miei amici; non è per la compagnia, per carità, piuttosto il problema è convivere con l’idea che un pasto così, date le capacità culinarie di mia mamma, lo rifarò, se va bene, una settimana dopo.
Esatto, mia mamma in cucina è come un piromane in una fabbrica di fuochi d’artificio: disastro (se non botto!)assicurato.
Il che è abbastanza strano considerando che molto probabilmente la cucina di mia nonna è la migliore che abbia mai provato: sembra impossibile, ma nemmeno una briciola della sua esperienza è entrato nella testa di mia madre.
Ciò è dimostrabile con un divertente aneddoto che amo raccontare: una volta cotta la torta, dato che era venuta troppo dura, mia madre, scocciata, l’ha presa e scagliata contro il muro; risultato: la torta non si è rotta ed è rimasto il segno sulla parete.
“Errare humanum est, perseverare diabolicum” dicevano i latini, “Non sono una cuoca, lo so, ma assaggiate questo” dice mia mamma e non mi sembra che ci sia tanta differenza! A parole o espressioni come “è un esperimento”, “mhm, non è venuto tanto bene questa volta”, “avevo finito il burro e quindi ho messo la panna”, io e mia sorella abbiamo una reazione simile a quando si incontra un cartello “alto voltaggio: pericolo di morte” o “zona estremamente radioattiva”.
Fatto sta che appena possibile scappiamo a magiare dalla nonna dove siamo sicuri di trovare cibo degno di questo nome.
Con quei marchingegni malefici che tiene costantemente in mano è evidente che si impegni e ci dispiace smorzare l’entusiasmo della domanda “com’è venuto?” quindi spesso ingoiamo bocconi amari (nel vero senso della parola) e con un sorriso falso come Giuda, le lacrime agli occhi e sensazioni indescrivibili dalla gola in giù, mentiamo con un “sì, buono”; la sua risposta naturalmente è che è una fortuna dato che ha sbagliato le dosi e ne avremo per una settimana!
E’ già successo, ad esempio, che il minestroni duri per sei giorni mangiandolo in quattro sia a pranzo sia a cena. Ultimamente si sta sforzando per invitare i miei amici a mangiare da noi ma, sarà per l’aura oscura che sprigiona il suo antro (la cucina), sarà per il fatto che i genitori dei possibile avventori probabilmente non sono pronti ad affrontare questa perdita prematura, non ci è ancora riuscita.
Non va sempre male: bisogna ammettere che la torta di verdura le viene bene, peccato che “devo allenarmi con il resto, quella ormai sono capace” e anche con la pasta con olio e formaggio se la cava (siamo arrivati al punto di esultare quando si mangia la pasta in bianco):
In ogni caso sono sicuro che diventerà una cuoca abilissima e migliore di molte altre.
P.S. L’ultima frase naturalmente non è mia, ma senza non avrei mai avuto il permesso di far pubblicare questo articolo.

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